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Tokyo, giorni nostri. Hirayama ha 60 anni e vive nella Capitale giapponese dedicandosi in modo attento e preciso al suo lavoro, quello di pulire tanti dei bagni pubblici che sono presenti nella metropoli dove vive. Per svolgere il proprio lavoro, l`uomo fa ogni giorno le stesse cose dalla mattina alla sera, seguendo una routine per lui ormai consolidata.
Lavarsi prima di iniziare il lavoro, dare l`acqua alle piante sia a casa che nei parchi dopo aver lavato i relativi bagni, mangiare qualcosa di semplice per pranzo. Queste alcune delle attività svolte da Hirayama quotidianamente, che porta avanti quando possibile sentendo tanta musica, musica che sente anche a casa da solo mentre legge i suoi libri preferiti. Ma chi è davvero, quindi, Hirayama?
Dramma diretto dal maestro Wim Wenders che riesce solo in parte a raggiungere il risultato a cui questo grande regista sperava di arrivare. Wenders, già creatore in passato di piccoli grandi capolavori come Paris, Texas (1984), Buena Vista Social Club (1999) e tanti altri ancora, decide di dedicare la propria attenzione ad effettuare una fotografia estremamente dettagliata di come vivevano i giapponesi fino all`arrivo di internet. Ma come rendere possibile tutto questo, se la pellicola di Wenders si ambienta ai nostri giorni? La scelta in questo senso ricade sul desiderio di rappresentare una persona pienamente fuori dagli schemi, che ha scelto di vivere come si viveva, appunto, prima dell`avvento di internet e del digitale. Il protagonista – premio a Cannes® per Kôji Yakusho nella parte – non comunica molto all`esterno, e in questo caso Wenders si prova a superare, scegliendo come canale di comunicazione di Hirayama la musica, a cui ogni mattina l`uomo fa dire qualcosa relativamente a quello che pensa, a come si sente, a quello che sente, e tanto altro ancora. Wenders ci mostra anche le differenze tra due generazioni e i loro strumenti di vita quotidiana: un lettore di casette musicali non potrà mai essere un telefonino e viceversa. Importante per il regista anche il momento, anzi, i momenti della comunicazione tra le due generazioni, momenti alle volte aspri, duri e con i muri alzati, e altre volte pieni di dialogo aperto, trasparente, cordiale e senza barriere. Cosa non funziona, quindi? Semplice: se escludiamo i momenti musicali, oggettivamente belli e che conquistano, si tratta di un prodotto che non riesce ad entrare dentro. Da cosa dipende, questo? Probabilmente da una certa leggerezza e semplicità che sono stati impostate nel prodotto, che lo rendono incapace di attrarre in modo profondo, e non gli conferiscono fascino se non in piccole, piccolissime dosi. Non possiamo dire, comunque, che sia un film brutto, ma possiamo invece dire che si tratta di un`occasione persa per dire qualcosa di importante, di profondo, e per dirlo bene. Ottima, invece, la rappresentazione di come si effettuano le pulizie dei bagni pubblici in Giappone: senza dubbio si tratta di un tema di nicchia estrema, ma chi aveva una curiosità del genere ne uscirà con molti punti di domanda in meno. Bella la colonna sonora citata precedentemente, che si affida a canzoni retro note al grande pubblico e di sicuro affidamento. Appena sufficiente per chi capisce di cinema, piacerà probabilmente a tutti gli altri.
Perfect Days
Regia: Wim Wenders
Cast: Kôji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano, Aoi Yamada, Yumi Asô, Sayuri Ishikawa, Tomokazu Miura, Min Tanaka
Durata: 123 minuti
Uscita: 4 Gennaio 2024