Art Vancouver 2023, il grande schermo dell’anima

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Art Vancouver 2023
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Se c’è un luogo dove l’arte visiva incontra il linguaggio del cinema, è Art Vancouver. Non è solo una fiera, ma un’esperienza multisensoriale che si svolge come un film d’autore: senza fretta, con profondità, e con una regia invisibile che guida lo spettatore tra emozioni, visioni e storie. Visitare Art Vancouver è come entrare in un set aperto, dove ogni artista è un regista, ogni opera una scena, e ogni spettatore un protagonista silenzioso.

 

L’ambientazione: un palcoscenico naturale

Il Vancouver Convention Centre, con le sue vetrate che si affacciano sull’oceano e le montagne, sembra uscito da un film di Christopher Nolan: maestoso, geometrico, quasi metafisico. La luce naturale che filtra negli spazi espositivi crea un’atmosfera sospesa, come se il tempo fosse rallentato. Camminare tra gli stand è come muoversi in un piano sequenza di Béla Tarr, dove ogni passo svela un nuovo universo visivo.

La fiera è costruita come un montaggio alternato: da un lato l’astrazione, dall’altro il figurativo; da una parte la spiritualità, dall’altra il caos urbano. Il ritmo è quello di un film contemplativo, ma con improvvise accelerazioni emotive, come nei lavori di Alejandro González Iñárritu.

 

Stefan Rogenmoser: il regista delle forme interiori

Stefan Rogenmoser è un artista che lavora come un direttore della fotografia: ogni linea, ogni colore, ogni composizione è pensata per evocare una sensazione precisa. Le sue opere astratte, visibili su Simply Artist, sembrano fotogrammi di un film sperimentale, dove la trama è lasciata allo spettatore.

“L’arte è il mio modo di raccontare ciò che non può essere detto,” mi ha confidato. “Come nel cinema, il non detto è spesso più potente del dialogo.”

Le sue tele vibrano di energia geometrica, come se fossero costruite con la logica di un montaggio visivo. Guardandole, ho pensato a Kubrick: precisione, simmetria, tensione.

Stefan non cerca di spiegare, ma di suggerire.

“Quando qualcuno si ferma davanti a un mio quadro e si emoziona, è lì che accade la magia. È come quando una scena ti colpisce senza sapere perché.”

 

Joseph Boutros Agape: il visionario della luce

Joseph Boutros Agape è un artista che potrebbe essere il protagonista di un film di Terrence Malick. Le sue opere, che definisce “Quantum Healing Art”, sono visioni cosmiche, esplosioni di luce e colore che sembrano provenire da un’altra dimensione. Ex ingegnere e numerologo, ha trasformato la pittura in un mezzo di guarigione spirituale.

“Non ho mai studiato arte,” mi ha raccontato. “Ma ho sempre lavorato con l’energia. Ora uso la pittura per liberare l’anima.”

Le sue tele sono come scene di un film spirituale, dove il colore è emozione pura.

“Ogni opera è una vibrazione,” ha spiegato. “Come una colonna sonora che non senti con le orecchie, ma con il cuore.”

Sul suo sito Agape Divine Art, le sue creazioni sembrano frames di un film interiore, dove il protagonista è lo spettatore stesso. Joseph non dipinge per decorare, ma per trasformare.

“L’arte è come il cinema: può cambiare la tua percezione del mondo in un istante.”

 

Art Vancouver come narrazione collettiva

La fiera è un racconto corale, un film a episodi dove ogni artista porta il proprio punto di vista, la propria estetica, la propria voce. C’è chi lavora con la materia, chi con il concetto, chi con l’emozione pura. Eppure, tutto converge in un’unica grande narrazione: quella dell’essere umano che cerca di capire se stesso attraverso l’arte.

Come in un film di Altman, le storie si intrecciano, si sovrappongono, si rispecchiano. Ogni opera è una scena, ogni stand un set, ogni visitatore un personaggio in cerca di senso. E la regia? Invisibile, ma presente. È quella dell’arte stessa, che guida lo sguardo, suggerisce connessioni, apre porte.

 

Il mio sguardo: spettatore e protagonista

Visitare Art Vancouver è stato come assistere a un film che non dimenticherò. Non per la trama, ma per le immagini che mi ha lasciato dentro. È un cinema senza schermo, dove l’arte recita la sua verità. Un luogo dove il visivo diventa emotivo, e dove ogni opera è un invito a guardarsi dentro.

Per chi ama il cinema, Art Vancouver è un’esperienza da vivere almeno una volta. Non solo per la bellezza delle opere, ma per la regia invisibile che le tiene insieme. È un film che si scrive da solo, ogni volta che qualcuno entra, osserva, si emoziona.

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