Non così vicino

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Marisol: “Lei è sempre così antipatico?”
Otto: “Io non sono antipatico”
Marisol: “Ma certo, non lo è! Ogni parola che dice è un abbraccio caloroso”
(Marisol e Otto ~ Mariana Treviño e Tom Hanks

Le persone non cambiano. Ognuno di noi reagisce agli ineluttabili traumi della vita in modo diverso, ma, salvo rare ed eclatanti eccezioni, la nostra natura resta intaccata. Lo stesso vale per Otto, interpretato da Tom Hanks in questa pellicola tratta dal bestseller di Fredrik Backman L’uomo che metteva in ordine il mondo e remake di Mr. Ove (2015), film svedese candidato agli Oscar come miglior film straniero e miglior trucco.

Otto è un uomo solo, incapace di elaborare la perdita dell’unico grande amore della sua vita, Sonya. Otto è arrabbiato, Otto è scorbutico, ma soprattutto, Otto è depresso, e finisce inevitabilmente per tentare il suicidio. Ma i flashback nel suo passato ci mostrano come in fondo Otto è sempre stato Otto. Attento ai dettagli, solitario, un po’ impacciato nelle relazioni umane. Quasi al limite dell’autismo. Gli stessi tratti che, anni dopo, mostra combattendo contro i mulini a vento, che siano pochi centesimi di troppo per una corda, o un rifiuto messo nel raccoglitore sbagliato della raccolta differenziata.

Nelle scene che ci mostrano i tentativi di suicidio il film raggiunge forse i suoi momenti più alti: Marc Forster, già regista fra gli altri di World War Z (2013) e Quantum of Solace (2008), ci regala alcune immagini di bellezza struggente, in particolare il primo piano di Tom Hanks nel garage pronto a morire annebbiato dal gas di scarico della sua macchina. Commovente.

Qualche dubbio in più resta, invece, sulla rappresentazione dei primi incontri con la futura moglie Sonya, e dell’inizio della loro relazione, nel quale un giovane Otto, interpretato da Truman Hanks, figlio di Tom, si presenta piuttosto goffo, quasi fuori luogo. La loro storia viene raccontata velocemente, troppo, pur capendo l’esigenza dettata dai tempi cinematografici. Ma durante la proiezione, la reazione della sala al loro primo bacio è stata un “ma che davvero?” generale.

Anche il primo impatto con il personaggio di Otto non è stato dei migliori. Otto era decisamente troppo. Troppo arrabbiato, troppo scorbutico, troppo fastidioso. Sembrava un personaggio destinato ad essere una caricatura, uno stereotipo. Invece poi si capirà come il suo essere troppo tutto all’inizio del film è funzionale al finale, nel quale capisce che la vita vale ancora la pena di essere vissuta. Questa epifania è in gran parte dovuta al personaggio di Marisol, messicana trasferitasi con marito e due figli, e terzo in arrivo, nella casa di fronte ad Otto. I due personaggi, di Otto e Marisol, pur presentandosi diametralmente opposti, sono due facce della stessa medaglia. Marisol è una persona buona come il pane, o come il pollo e i biscotti che cucina per Otto, che crede profondamente nelle persone. Otto non è più in grado di farlo, o meglio, non può più permetterselo, troppa è la rabbia verso tutto e tutti. Per questo il loro rapporto funziona. Marisol non si arrende alla durezza iniziale di Otto, e Otto non si ferma alla parte superficiale di Marisol, ma vede la profondità della sua fede negli esseri umani. Sembra sperare che lei abbia ragione, quasi come una scommessa pascaliana: non so se credere è la scelta giusta, ma conviene farlo.

Il titolo originale, A Man called Otto, è perfetto, perché il film non è altro che la scoperta delle varie sfaccettature di Otto. Per questo la performance di Tom Hanks è la vera gemma dell’opera di Foster, senza la quale il film non esisterebbe. Hanks ci fa incazzare all’inizio, in seguito ci fa commuovere, poi ci fa anche ridere (e tanto) e alla fine ci fa piangere (e tantissimo!).

Un film che va visto, questo, in primis per la performance di Tom Hanks, ma non solo. Un grande pregio della pellicola di Forster è la sua capacità di trattare temi profondi, come suicidio e depressione; ma anche il tema transgender attraverso la storia dell’ex alunno della moglie di Otto, Malcolm, che si legherà ad Otto stesso, creando un altro rapporto stupendo nel corso del film; oppure il tema disabilità, attraverso il nemico – amico Rueben; ma anche, quasi silenziosamente permettetemi di dire, il tema integrazione, considerando l’origine messicana di Marisol e della sua famiglia. Tutti questi argomenti così delicati vengono trattati senza alcuna pretenziosità, senza retorica. E questo mi sembra il modo migliore per raccontare di questi temi. Normalizzarli, interiorizzarli, e poi mostrarli per quello che sono, cioè la realtà che ci circonda e che quotidianamente viviamo.

Le persone non cambiano. Concludo tornando alla premessa iniziale, che alla luce di quanto raccontato si presenta per quello che è, una provocazione. Otto passa da burbero solitario, ad amatissimo vicino, rimanendo la stessa persona. Un uomo giusto, un uomo con ideali, un uomo che fa un percorso, viaggiando fuori da se stesso per poi rientrarvi, un uomo che si era perso dopo la morte della moglie ma che poi si ritrova grazie a Marisol.

Direttore: Marc Forster

Cast: Tom Hanks, John Higgins, Tony Bingham, Lily Kozub, Mack Bayda, Cameron Britton, Juanita Jennings, Peter Lawson Jones, Max Pavel, Kailey Hyman, Peter Sipla, Patrick Stanny, Allyson R. Hood, Carl Clemons, Connor McCanlus, Kristy Nolen, Dominick Marrone, Cindy Jackson, Mariana Treviño, Manuel Garcia-Rulfo, Christiana Montoya, Alessandra Perez, Rachel Keller, Bodhi Wilson, Ira Amyx, Greg Allan Martin, Truman Hanks, Jon Osbeck, Elle Chapman, Bryant Carroll, Mike Birbiglia, Julian Manjerico, Jon Donahue, Aaron Marcus, Jeff Hochendoner, Vance Tinsley, Clay Davis, Jared Frenke, James Peyton, Josephine Valentina Clark, Josefine Lindegaard, Kathleen Regan, Micah Southwood, Hunter Southwood, Spenser Granese, Emonie Ellison, Lavel Schley, Kelly Lamor Wilson, David Magee, William Paul Clark, Rachel Layne, Mark Philip Stevenson, Todd C. Adelman, Gina Aponte, Angie Bienemann, Olivia Brown, Barton Bund, Martina Castelli, Lisa Coffey, Spyro Curtis, Ashley Dacek, Dave Edmonds, Joe Fishel, Xander Goldman, Tania S. Grant, Alex Haines, Allen Michael Harris, Dustin Heavilin, Nayab Hussain, Floyd Jackson, Robin K. Johnson, Gina Jun, Kirk Kelly, Daniel Lamont, Johnna Leary, C.J. Lee, Rolando Mays, Gabrielle McAndrew, Mark Murtha, Phil Nardozzi, Olivia Pagone, Frankie Palombi, Robyne Parrish, Roger Petan, Rebecca Phipps, Hilda Ivette Rodriguez, Jay Stockslader, Stephanie Swift, Branislav R. Tatalovic, William Wilmoth, Valena Zitello

Durata: 2 ore 6 minuti

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Fabio, per gli amici Fabietto: mi nutro di cinema, e vorrei potermi nutrire solo di questo. Magari!
a-man-called-ottoOtto è un uomo solo, Otto è arrabbiato, Otto è scorbutico, ma soprattutto, Otto è depresso, e finisce inevitabilmente per tentare il suicidio. I flashback nel suo passato ci mostrano come in fondo Otto è sempre stato Otto. Attento ai dettagli, solitario, un po’ impacciato nelle relazioni umane. Quasi al limite dell’autismo.Il titolo originale, A Man called Otto, è perfetto, perché il film non è altro che la scoperta delle varie sfaccettature di Otto. Per questo la performance di Tom Hanks è la vera gemma dell’opera di Foster, senza la quale il film non esisterebbe. Hanks ci fa incazzare all’inizio, in seguito ci fa commuovere, poi ci fa anche ridere e alla fine ci fa

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