John Wick 4

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“Desidero che trovi la tua pace… ma una buona morte arriva solo dopo una buona vita”.
“Io e te abbiamo abbandonato una buona vita molto tempo fa, amico mio”.

A quattro anni di distanza dall’ultimo capitolo, a causa della produzione interrotta dalla pandemia e dalle prioritarie riprese di Matrix Resurrections (2021), torna finalmente sul grande schermo un’istituzione del genere action moderno.

Per la prima volta nella serie, il film non comincia immediatamente dopo gli eventi del precedente, ma dopo un periodo di tempo in cui John ha dovuto riprendersi fisicamente ed emotivamente. Se, infatti, finora i personaggi si erano mossi in un arco temporale brevissimo e cronologicamente consecutivo, in questa occasione il nostro protagonista si trova nella posizione di decidere il suo futuro, rispetto alla furia vendicativa del ricordo della moglie nel primo e le azioni spinte da obblighi di sangue e sopravvivenza dei successivi. L’inizio del film con il sodalizio con il Bowery King è, quindi, la naturale conseguenza del sentimento di tradimento che John prova nei confronti di un sistema che gli ha voltato le spalle nonostante i suoi tentativi di non sovvertire l’ordine costituito.

John torna, dunque, in azione assecondando anarchia e ribellione e attira su di sé l’attenzione del neoeletto capo assoluto pro tempore della Gran Tavola, che gli scatena contro tutto il potenziale a disposizione di questa sorta di confraternita criminale. Ed è proprio da questo incipit che si comprende come la produzione abbia voluto ulteriormente alzare l’asticella della complessità e l’ampiezza delle scene di combattimento che costellano il film dall’inizio alla fine. Ci sono, infatti, almeno tre segmenti che trasudano ambizione e coraggio nel creare coreografie sempre più corali e intricate, in cui i corpi si intrecciano in labirinti di armi e colpi (e i videogiocatori noteranno una sezione senz’altro ispirata al videogioco Hotline Miami). Tuttavia, questa opulenza va a scontrarsi con una fisiologica sensazione di dejà vu che un quarto capitolo si porta dietro nonostante le evoluzioni costanti e innegabili.

Infatti, più che nella sua interezza, la lunghezza del film, la maggiore finora, si percepisce paradossalmente quando la pellicola preferisce non cedere di un minuto nelle sue scene action, andando un po’ a ledere il suo ritmo generale. Ciò non toglie, però, che ognuna di loro abbia dei momenti memorabili e che resti uno dei migliori esponenti nel suo genere.

Un’altra dichiarazione di intenti si evince dalla decisione di abbandonare la (vaga) idea di credibilità della gravità delle contusioni, andando anche qui in direzione videoludica, con dei personaggi che di fatto subiscono davvero gli effetti negli scontri, al netto dei colpi alla testa, solo dopo l’esaurimento di una immaginaria “barra della vita”. Questa licenza permette, però, di godersi maggiormente la presenza dei nuovi comprimari che, oltre alla meritata presenza di Scott Adkins, guardano principalmente all’oriente, con i sempreverdi Hiroyuki Sanada e Donnie Yen.

Anche la mitologia ha avuto un ampliamento con l’introduzione della figura di Clancy Brown e tramite i rimandi ad antiche tradizioni quasi dimenticate, aumentando ancor di più la sensazione di avere a che fare con un’entità antica quanto la criminalità stessa.

Dal punto di vista tecnico, la messinscena, la scelta delle inquadrature e la fotografia che predilige la saturazione e uno stile barocco ancora più accentuato saltano all’occhio in modo lampante e dimostrano come su questo punto si sia nuovamente cercato di fare un passo avanti per ammaliare il pubblico, anche se in certi frangenti forse un lavoro meno pomposo avrebbe giovato in termini di pathos. Infatti, traspare una minore cura nella contestualizzazione degli eventi, mentre i dialoghi sono molto spesso piccoli scambi dal sapore preconfezionato che si nutre eccessivamente di aforismi e frasi ad effetto, sì ficcanti e utili a fornire epicità all’atmosfera dicotomica tra un “male” libero e un “male” schiavo di un potere dispotico, ma che allo stesso tempo depotenzia la catarsi e quindi la possibilità di sentire la motrice emotiva che permise al primo capitolo di trascinarci con tale forza.

 

John Wick 4

Direttore: Chad Stahelski

Cast: Keanu Reeves, Donnie Yen, Bill Skarsgård, Laurence Fishburne, Hiroyuki Sanada, Shamier Anderson, Lance Reddick, Rina Sawayama, Scott Adkins, Ian McShane, Marko Zaror, Natalia Tena, Aimée Kwan, Clancy Brown, George Georgiou, Vhelma Richardson, Brahim Chab, Jackey Mishra, Robert Bess, Selman Iyi, Mako San

Durata: 2 ore 49 minuti

English Version

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REVIEW OVERVIEW
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john-wick-chapter-4Questo quarto capitolo amplia ulteriormente mitologia, ambizioni coreografiche e sceniche ed è la prova tangibile e riuscita del desiderio di alzare ulteriormente il livello, grazie soprattutto ad alcune scene magistrali coreograficamente incredibili per quantità di attori e complessità della messinscena. E se anche a livello tecnico il risultato è eccellente, lo stesso non si può dire per la parte narrativa, che lancia degli spunti sui legami tra i personaggi senza fornire delle basi abbastanza solide e interessanti per rendere l’intreccio valido tanto quanto le fasi action su cui è stato cucito.

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