Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim

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La gente ha bisogno di speranza, Hera… di credere in qualcosa (Olwyn – Lorraine Ashbourne)

Tornare nella Terra di Mezzo 10 anni dopo Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate (2014) crea sensazioni contrastanti: ci si sente un po’ a casa, dopo che la trilogia originale ha sdoganato e fatto innamorare molti di noi di quelle suggestive terre dove onore, ambizione e magia convivono da secoli; ma allo stesso tempo, dopo sei lunghi film e una serie tv in corso, credo si sia giunti ad un limite in cui ulteriore esposizione a storie allacciate ai primi tre capolavori di Peter Jackson si porti dietro un enorme rischio di saturazione, che può essere disinnescato solo con una grande qualità.

La storia segue le gesta di Hera, terzogenita di Helm Mandimartello, re di Rohan, la quale si troverà ben presto in una guerra inaspettata contro il suo amico d’infanzia Wulf, in cerca di vendetta contro Edoras e la stirpe al suo comando. La protagonista ricorda Eowyn, personaggio della trilogia originale, per il suo legame con la casata reale che le impedisce di inseguire il suo desiderio di lottare come un uomo, ma se ne discosta per il suo desiderio di libertà e di non sottostare all’idea che, arrivata ad una certa età, il suo unico destino sia quello di sposarsi, qualunque sia il pretendente.

Purtroppo, però, questo primo esperimento di unione tra il mondo creato da John Ronald Reuel Tolkien e l’animazione giapponese non dà i risultati sperati. I disegni e le animazioni della produzione capitanata dal regista Kenji Kamiyama sono molto validi e spiccano soprattutto per la capacità di conquistare la libertà di movimento che ben si abbraccia agli spazi ampi e maestosi offerti dalle lande di Rohan. La regia, infatti, è molto dinamica, quasi dedicata a trovare soluzioni per rompere le due dimensioni in cui questa tipologia di cinema è fisiologicamente vincolata a muoversi. Soprattutto nella parte iniziale, sono le riprese a 360° a caratterizzare principalmente la pellicola, che a livello di direzione artistica cerca di seguire pedissequamente quanto proposto a suo tempo da Peter Jackson, dimostrando la continuità data dalla partecipazione di parte del cast artistico originale.

A tornare è anche la produttrice Philippa Boyens, che partecipò alla scrittura dei precedenti film e che qui, però, contribuisce alla scrittura di un soggetto troppo scarno e debole, costruito per portare a schermo più set pieces paesaggistici piuttosto che a valorizzare protagonisti e antagonisti e a creare le motivazioni necessarie affinché si generi empatia tra loro e gli spettatori. La sceneggiatura, infatti, non è all’altezza degli altri capitoli, presentando molti dei personaggi con ancor meno dimensioni di quelle con cui si muovono a schermo. Solo uno di loro presenta più di una sfaccettatura, ma i restanti non schiodano dal binario super inflazionato degli eroi senza macchia o dei cattivi senza scrupoli, quasi ridicolmente ottusi, dando vita ad eventi e scene che in certe occasioni si stenta davvero a considerare coerenti con la storia cinematografica in cui il film si inserisce.

Ed è forse questo il suo difetto più grande: volendosi inserire come prequel de La Compagnia dell’Anello (2001), creando l’origin story di un luogo iconico come il Fosso di Helm, non si dimostra in grado di raccogliere il testimone dal punto di vista della profondità dei temi e della loro messa in opera, dando vita ad un prodotto tanto bello esteticamente quanto caratterizzato da un sapore emotivo troppo semplice e insipido.

Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim

Regia: Kenji Kamiyama

Voci: Brian Cox, Gaia Wise, Luke Pasqualino, Lorraine Ashbourne, Laurence Ubong Williams, Miranda Otto

Durata: 134 minuti

Uscita: 1 gennaio 2025

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REVIEW OVERVIEW
Mediocre
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Appassionato di videogiochi, cinema, libri e podcast, cerca l'arte in ogni medium, la riflessione dietro ogni inquadratura. Cerca di essere eclettico nei gusti ed equo nei giudizi, consapevole che sono vita, esperienze e amicizie fuori dallo schermo i veri fautori del modo di declinare le proprie passioni
il-signore-degli-anelli-rohirrimIl Signore degli Anelli è una proprietà intellettuale pesante e amata: decidere di creare un prequel che narri gli eventi che portarono a chiamare come tale il Fosso di Helm, e farlo perlopiù tramite un film animato in stile giapponese, non si può certo definire una scelta non ambiziosa. Tuttavia, questo implica la nascita di aspettative molto alte che, se vengono deluse dal punto di visto della scrittura, sono invece soddisfatte dal punto di vista artistico: la qualità di disegni e animazioni è alta e spicca il riuscito intento di illudere gli spettatori che ci si trovi davanti ad un’opera tridimensionale.

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